“Cola Cola! Se tanto ti piace il mare, nel mare devi restare e un pesce devi diventare".

“Colapesce”

“Colapesce”

 “C’era una volta una bella giornata: col cielo tutto azzurro e il mare tutto calmo”.

Con questa premessa può iniziare un viaggio stupendo, che solo un libro riesce a farci vivere; una delle più celebri leggende mediterranee, riscritta dalla penna di Raffaele La Capria, il più grande scrittore italiano di oggi e illustrate dal talento smisurato di Vincenzo Del Vecchio.

Avventura, libertà e forza di volontà si diffondono in paesaggi unici, la Sicilia prende vita, fino a sentirne i suoni e dagli odori portati dal vento, lo scrosciare delle onde e degli spruzzi, i profumi di cibi unici, tradizioni di popoli millenari. 

Cola è un bambino, e ama il mare. Non ci vuole molto per ammaliare i lettori. E passa così tanto in acqua che la mamma più che un rimprovero gli lancia proprio una sentenza. A furia di nuotare “le mani e i piedi gli erano diventati più larghi, quasi fossero delle pinne, e tra le dita gli era spuntata una leggera membrana, la sua pelle era coperta di sale e scaglie”. Il suo nome inizia a diffondersi nello Stretto e in tutta la Sicilia e  il re, egoista e crudele, vuole conoscerlo, vuole metterlo alla prova, cerca di sfruttare a proprio vantaggio il suo potere. Bellissima la contrapposizione tra la forza, il sopruso dell’autorità e la calma, la semplicità di Cola, che con buona fede e leggerezza prende gli ordini dal sovrano.

Vincenzo del Vecchio che abbiamo avuto modo di conoscerlo dal vivo qui a Matera, è un illustratore classe 1989 dopo la laurea in architettura con una serie di illustrazioni ispirate a Le città invisibili di Italo Calvino approda nel mondo dell’editoria Italiano ed estero. Non si limita ad illustrare le storie ma ne delinea insieme agli autori la trama e gli immaginari, indagando la stretta relazione tra tra personaggi e paesaggi. 

In questo albo fonde in maniera speciale, specialmente in alcune tavole, i lavori precedenti, in alcune si intravede “Terraneo”, in altre “Alva che rubò le stelle”, tavole capaci di andare oltre, che aiutano il lettore a vivere il racconto, a viverne i colori.

 “L’acqua era trasparente, si vedevano gli scogli sommersi, le alghe e la sabbia ondulata del fondo, e i pesci che nuotavano snelli tra le maglie di sole smaglianti. Una giornata come di rado se ne vedono ancora, una bella giornata di tanti e tanti anni fa, quando il mondo pareva più pulito, intatto e nuovo, quasi fosse appena uscito dal fiato di Dio”. 

Il re è cattivissimo, impone al ragazzo missioni sottomarine sempre più gravose, che lui riesce a portare a termine cavalcando tartarughe e delfini e lasciandosi portare da loro sempre più giù dove l’acqua si fa nera come la notte. Ma è incontentabile e affida a Cola una missione impossibile. Ripescare una palla di cannone sparata nello stretto di Messina dove l’abisso sembra non avere più fondo. Da quell’immersione il ragazzo-pesce non farà più ritorno. Almeno nella versione tradizionale.

Raffaele La Capria (Napoli, 1922) è uno dei maggiori scrittori italiani del secondo Novecento. Sceneggiatore, traduttore, autore di romanzi e saggi, ha spesso posto al centro delle sue storie la città natale, lasciata in gioventù per trasferirsi a Roma, e l’amore per il mare. Come nella favola Colapesce, riscrivendone il finale rischiarando l’alone oscuro dell’antica leggenda con una spiazzante e luminosa bella giornata. 

I lettori grandi e piccini non potranno che adorare e rimanere incantati durante la lettura di questo albo, un classico dal finale rivisto, dove le illustrazioni e le avventure di Cola ci fanno immergere in un altro mondo, dove tutto è possibile, dove il ragazzino coraggioso vince.

Pietro Rondinone

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