Oliver Jeffers e il suo solito superbo mix di ironia e poesia, ci narra il futuro o, quantomeno, ci narra di come fare piani per il futuro.

“What We’ll Build – Plans for our together future”

“What We’ll Build – Plans for our together future”

Cosa costruiremo? È una domanda che ricorre dalla notte dei tempi, certo, ma che risuona irriducibile negli ultimi tempi.

“What We’ll Build” segue “Here we are” e sembra essere davvero il compagno perfetto del precedente lavoro del grande Oliver Jeffers. Ispirato dalla sua paternità, dopo averci portato a fare un tour veloce del pianeta terra per accoglierne al meglio un nuovo abitante, Jeffers, con il suo solito superbo mix di ironia e poesia, ci narra il futuro o, quantomeno, ci narra di come fare piani per il futuro.

Allora, cosa possono fare insieme due paia di mani? Cosa potremmo costruire io e te? Bisogna radunare gli strumenti necessari tanto per iniziare, perché ci saranno cose da assemblare e cose da risistemare. Perché non costruire una porta dove prima non c’era e dar vita ad una casa che sia nostra intera.

Ci sarà bisogno di costruire reciprocamente il futuro e magari un orologio speciale che custodisca il tempo insieme in modo imperituro. Bisognerà costruire tanto Amore da conservare, ma anche una tana dove poterci eclissare. Si potrebbe creare una fortezza per tener i nemici lontano, con tanto di mura alte per quando fanno baccano. Ma non sempre si è sconfitti e non sempre si è vincitori. Allora, si potrà costruire una porta per far entrare gli invasori.

Si potranno creare torri per guardare il cielo blu e vedere altri mondi che stanno lassù. Ma anche tunnel per arrivare sino alla luna e navi indistruttibili che vinceranno ogni tempesta. Bisognerà costruire un posto dove stare quando tutto sembra perduto e riempirlo degli oggetti prediletti e di quell’Amore che nel cuore è stato tenuto. Ce ne sarà bisogno in futuro, quando i bisogni saranno maggiori e l’avvenire più duro.

Ma, partiamo dall’inizio, si potrebbe costruire un falò: pianificare stanca un bel po’.

Un fuoco darà il tepore della vita alle sue prime ore. Ci addormenteremo così, visto che tutto è sereno.

Sono queste le cose che, io e te, costruiremo.

Per chi ama le rime e ama la poesia con cui Oliver Jeffers sa comunicare, questo è il libro ideale.

È delicato, sensibile, ironico ed istruttivo. Le illustrazioni sono una meraviglia in termini di qualità artistica e di espressività, ma non è una novità per questo autore ed illustratore britannico. La sua immaginazione ha intercettato perfettamente il mondo dell’infanzia, ma è capace di arrivare dritta al cuore anche degli adulti. I personaggi che Jeffers colloca nei suoi paesaggi dell’immaginario sono pirati, streghe, astronauti, alieni, animali strani ed altri più comuni, come volpi e pinguini. Per chi non ha dimenticato la fervida capacità di fantasticare dei bambini, sa bene che sono tutti personaggi assolutamente comuni, rimandi a storie classiche, ai sogni tipici dei piccoli. Chi non ha mai sognato di fare l’astronauta? O chi non ha mai visto come un mostro malefico quel dottore con la mascherina (soprattutto in tempi Covid)? Un occhio più attento potrebbe riconoscere nel pinguino un personaggio storico di alcune storie precedenti dello stesso autore e chissà che la volpe non sia arrivata direttamente dal pianeta de Il Piccolo Principe.

Fatto sta che questa folla di gente è anche una trasposizione delle più disparate qualità e fattezze delle forme viventi. Tutte interessanti da incontrare, anche se fanno paura o anche se ci sembrano nemiche, ma tutte degne di stare sedute attorno ad un falò comune dove contemplare la strada fatta e quella ancora da fare.

Costruire è un verbo importante e Jeffers non poteva scegliere di meglio, proprio in questa epoca così complicata, dove si sta delineando un mondo inaspettato e ci sarà molto da costruire e ricostruire per gli uomini del domani. Logica e Fantastica devono saper lavorare insieme per escogitare soluzioni creative a necessità pratiche. Un libro è uno dei coach migliori per stimolare l’allenamento a questa cruciale capacità.

Una splendida canzone di Niccolò Fabi recita:

Tra l’attesa e il suo compimento

Tra il primo tema e il testamento

Nel mezzo c’è tutto il resto

E tutto il resto è giorno dopo giorno

E giorno dopo giorno è

Silenziosamente costruire

E costruire è sapere

è potere rinunciare alla perfezione

Ti stringo le mani

Rimani qui

Ci vorrà una cassetta degli attrezzi adeguata per costruire “tutto il resto” che c’è nel mezzo e spetta a noi grandi saperla fornire al meglio delle nostre possibilità, con la gioia e la serietà di un gioco fatto insieme. Solo così, si getteranno fondamenta solide di relazioni costruite su esperienze condivise e la mappa dei ricordi sarà sempre più ricca e pronta a dare le giuste certezze nel momento del bisogno.

Allora, dai, a lavoro: “Cosa costruiremo?”

Sara Sarcuni

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