Daniele Aristarco e Marco Somà ci accompagnano nell'opera del poeta fiorentino. Dopo 700 anni si continua a dialogare con la curiosità e la fantasia dei lettori.

“La Divina Commedia. Il primo passo nella selva oscura”

“La Divina Commedia. Il primo passo nella selva oscura”

Grazia Deledda affermò: “Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente. Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri.”

Ci aggiungerei ringraziate che vi abbia dato un figlio capace di ispirare gli altri.

Questo viene in mente pensando a Daniele Aristarco e al suo ultimo lavoro su La Divina Commedia di Dante Alighieri. La poesia e il mondo magico delle parole gli sono appartenuti sin da piccolo e non hanno ancora smesso di alimentare la sua curiosità e la sua vena narrativa.

Da tempo, ci ha abituato a saggi divulgativi e storie che raccontano figure storiche e letterarie, come Shakespeare e Pirandello, o eventi e tematiche magari anche spigolose come la Shoah, il ricordo dei Giusti, il Fascismo e le sue implicazioni attuali, le migrazioni e il multiculturalismo o la filosofia.

Il suo narrare è semplice ed arriva diretto ai giovani lettori a cui spesso si riferisce. Semplice, però, non vuol dire povero o scarno. Il narrare di Aristarco è personale, intenso ed avvincente, lungi dall’essere meramente didascalico, per quanto, tra i tanti mestieri fatti, l’autore sia stato anche un insegnante. Chissà che non sia stata la poliedrica esperienza alle sue spalle a forgiare il suo linguaggio e renderlo capace di comunicare così bene, persino temi apparentemente ostici.

Il 2021 è l’anno dedicato alle celebrazioni dantesche a 700 anni dalla morte del sommo poeta. Nel 2020, per la prima volta, si è fissata nella giornata del 25 Marzo il Dantedì, poiché gli studiosi ritengono sia la data di inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia.

Tra i tanti tributi dedicati al grandissimo poeta, ecco il meraviglioso albo di Einaudi Ragazzi “La Divina Commedia, il primo passo nella selva oscura” di Daniele Aristarco e Marco Somà.

Come Virgilio fa con Dante, sembra che l’autore prenda i lettori per mano e li accompagni in un suo personale viaggio di approccio e prima conoscenza di uno dei pilastri della letteratura italiana e mondiale. Il viaggio della Commedia, come lo stesso Aristarco scrive, è ancora in corso perché continua ad affascinare, a porre domande, a lasciare aloni di mistero, a parlare senza che ci siano parole sufficienti per spiegare quella fascinazione, quella attrazione quasi ipnotica in cui il solo leggere o ascoltare i versi danteschi trascina.

È stato un maestro a far scattare questa curiosità di Aristarco bambino, il quale catturato da ciò che sembrava una favoletta, ma era palesemente una grande storia, voleva saperne di più. Soprattutto, voleva capire perché questo era un testo che avrebbe potuto leggere da grande. Cosa poteva celare quel viaggio agli Inferi, quali orrori Dante avrà visto e quanta paura avrà avuto nel ripercorrere quegli incontri narrandoli? Com’è il Paradiso? Cos’è questo “amor che move il sole e le altre stelle”? È possibile comprenderlo?  Tante le domande, le classiche di un bambino che ha la curiosità del mondo. La stessa curiosità che muove gli uomini a spingersi oltre i propri confini per la brama di sapere, per la sete di conoscenza, pregio e castigo dell’Ulisse dantesco.

Pagina dopo pagina si cerca di affrontare i concetti chiave della Commedia, a partire proprio dal titolo, passando dalla costruzione armonica dell’aldilà, per arrivare al volto di Dio e al suo mistero di luce. Non è semplice, ma l’autore rende questo racconto affascinante e le tavole non sono da meno. Il testo è sulle pagine di sinistra, spesso distribuito come se danzasse sulla pagina insieme ai personaggi e ai paesaggi illustrati meravigliosamente da Marco Somà. Ogni pagina è un quadro carico di significato e di rimandi a scene pregnanti dell’opera dantesca, identificabili anche dai versi posti in calce alla pagina. Dal rosso dell’Inferno popolato di figure inquietanti, si passa a colori sempre più chiari sino alla potente luce celestiale dove poter contemplare il volto di Dio.

C’è una cura incredibile nelle figure (anche i personaggi umani hanno sembianze animali), c’è un senso sapiente e profondo nella costruzione delle illustrazioni, una minuzia di particolari da ricordare le miniature medievali. Le tre fiere, Lucifero, l’arrivo di Beatrice, il manto di fiori color rubino che avvolge la luce divina, sono solo alcuni esempi della bellezza visiva che trasuda dalle pagine di questo albo.

Aristarco ci spiega come la Divina Commedia possa essere assimilabile ad uno spartito musicale: il solo declamare i suoi versi incanta chiunque la ascolti, seppur non si colga il senso di tutte le parole. L’albo ricalca, nel suo piccolo, questa caratteristica. Ovviamente, non può dare il senso di tutto, ma, davvero, accompagna il lettore nel “primo passo nella selva oscura”. Il connubio perfetto di testo e illustrazioni regala la bellezza di cui la poesia del sommo Vate è piena, instilla il senso della curiosità, accende una luce nella mente e spinge ad uscire “a riveder le stelle”.

La poesia compie questa magia: dà le parole che mancano ai sentimenti, rinfranca, evoca immagini di un altrove misterioso, fa risuonare l’io nascosto dell’anima, ci mette nudi allo specchio delle nostre umane esistenze.

La poesia: scrittura ponderata dove il verso è fatica, indagine, riflessione, ritmo, cadenza, tempo sospeso e rubato all’oblio dello scorrere inesorabile.

Ecco perché a 700 anni di distanza la Commedia ancora ci meraviglia e ci parla.

Questo omaggio di Aristarco e Somà per Einaudi ce lo ricorda, evidenziando come non sia un libro “per quando si è più grandi” se affrontato adeguatamente sin da ragazzi. Le biblioteche scolastiche e classi intere dovrebbero sfruttare al massimo strumenti come questo testo.

Abbiamo bisogno di chi sappia dire “quali fatti possono avvenire”, come diceva Aristotele nella sua Poetica. Abbiamo bisogno di sognatori che sappiano incantare ed ispirare le generazioni future. E chissà che un domani, oltre a tanta tecnologia, non ci siano più figli con la voglia di fare i poeti e gli scrittori affascinati da quell’amor che muove il sole e le altre stelle.

Sara Sarcuni

 

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