Dove una storia può diventare tutto quello che vogliamo, la voglia di creare le nostre narrazioni, che a volte, per quanto fantastiche e inusuali, possono tracciare una strada e darci una risposta.

“Aspettando Walt”

“Aspettando Walt”

“Con Walt ci si diverte sempre così tanto”. Ritorna, nelle pagine e nei pensieri dei due protagonisti, questa frase che, forse, è anche un incoraggiamento e una constatazione della realtà. Una realtà diversa: intrisa di fantasia e che stra borda di creatività.

Due bambini su un divano e un gatto che dorme sul tappeto. In attesa, aspettando Walt. Arriverà? Non arriverà? Nessuno dei protagonisti riesce a saperlo con certezza. Ed è proprio in questa incertezza che il viaggio comincia, dinanzi a una vetrata impolverata su cui i bambini tracciano con le dita le sagome di alcuni personaggi ai più molto familiari e noti.

L’albo è il racconto di una ricerca che passa da una camera buia, con un albero capovolto e una sedia vuota. Non sarà che quell’albero pende con le radici ancorate al soffitto per ricordare quanto possano essere relativi i punti di vista e mutevoli le prospettive? Non sarà che la sedia, come quella dei registi quando dirigono un film, è vuota poiché attende i protagonisti a guidare e sviluppare scene di avventure appena inventate? Non sarà che tutti i personaggi che popolano le stanze della casa, dai più riconoscibili Paperino, Biancaneve, Topolino, ai meno riconoscibili animali, fantasmi, musicisti, ci invitano a immedesimarci e vivere all’interno di storie che ancora devono nascere?L’incoraggiamento di Walt a cercare in una caverna oscura, che poi è il guardaroba della mamma, una caverna in cui Walt stesso non c’è o non si fa vedere. Non sarà che Walt è dentro ogni bambino e ogni adulto che nasconde storie e bellissime avventure?

Un albo complesso poiché incrocia sensazioni e stati d’animo, con risvolti psicologici ed emotivi apparentemente poco evidenti ma che si possono cogliere osservando alcuni particolari. Le immagini, che ricordano tanto la produzione cinematografica contemporanea orientale, soprattutto giapponese, catturano, sono colorate di tonalità allegre e forti. Magistralmente accompagnano la narrazione e sono inquadrature studiate, precise, in cui i personaggi sembrano muoversi e interagire per davvero.Non è un caso che nella prima pagina/scena i due bambini siano annoiati e malinconici. Così come non è un caso che, nell’ultima pagina, gli stessi due protagonisti siano sorridenti, appagati, e indossino un copricapo con le orecchie di Topolino e Pluto! Una storia può diventare tutto quello che vogliamo, con un inizio e un finale che, come Walt, non si sa se arriverà oppure no, se sarà definito o sospeso. L’importante è mettersi ogni tanto quel copricapo buffo, ma anche significativo, che rappresenta la voglia di creare le nostre narrazioni, che, a volte, per quanto fantastiche e inusuali, possono tracciare una strada e darci una risposta.

Mariangela Tantone

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